Via Antonio Zanchi, 2
La storia dell’Oratorio di San Valentino è legata alla Veneranda Confraternita della Morte e Orazione di Este, che ne commissionò la costruzione nel 1627. Il nucleo originario, costituito da una navata rettangolare costruita sopra la sacrestia del Duomo, venne ampliato nel 1687 con l’aggiunta di un Coro, un’ampia sala quadrata di circa 9,50 metri di lato. L’edificio comprende dunque due ambienti principali, entrambi coperti da volte a crociera, per una lunghezza complessiva di circa 20 metri. L’oratorio subì interventi di ristrutturazione nel 1711, a causa di danni provocati dai lavori di fondazione del nuovo Duomo, ed è stato completamente restaurato tra il 1978 e il 1982. Nel maggio del 1674, il corpo di un martire chiamato Valentino, proveniente dalle Catacombe di Santa Ciriaca a Roma, fu traslato solennemente nell’Oratorio durante una cerimonia presieduta da San Gregorio Barbarigo. Da quel momento, l’edificio prese il nome di Oratorio di San Valentino. Nel 1806, con le soppressioni napoleoniche, la Confraternita della Morte venne sciolta e, dopo un decennio sotto la gestione della Fabbriceria del Duomo, l’Oratorio passò alla custodia della Confraternita del Santissimo Sacramento fino ai primi anni del Novecento. Le pareti dell’Oratorio sono adornate con ventitre grandi tele. Nella navata si trovano i dipinti più antichi, realizzati dal pittore Girolamo Zurlo, originario del Vicentino, a partire dal 1632. Questi teleri raffigurano episodi della Passione di Cristo e costituiscono il ciclo narrativo principale. Altri dipinti, collocati lungo le pareti del Coro, risalgono a un periodo successivo, databile tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento. Queste opere, prive di un tema unitario, furono commissionate per devozione privata o per specifiche occasioni. Sebbene le pitture non abbiano un elevato valore artistico, esse offrono una preziosa testimonianza storica, riflettendo aspetti religiosi e sociali della vita ad Este, oltre a documentare il ruolo delle Confraternite laicali. Nel Coro, originariamente riservato alle pratiche di devozione dei confratelli, si può ammirare un’elegante serie di stalli e dossali in noce, intagliati nel 1689 da Antonio Cattani e Giovanni Di Rossi, che rappresentano un esempio di artigianato di alta qualità.